Stili praticati

 

Nel Kung Fu tradizionale esistono tanti, tantissimi “stili”. Ma cosa s’intende esattamente per stile?

Uno stile è un metodo, un modo particolare di approcciarsi al combattimento e al benessere del proprio corpo. Sono centinaia gli stili oggi esistenti, la maggior parte dei quali risultano essere interpretazioni personali di maestri che in qualche modo si sono differenziati da ciò che hanno appreso, aggiungendo o modificando movimenti, concetti, tecniche.

In genere, nel Kung Fu si tende a fare una macro differenza tra stili esterni (Waijia) e stili interni (Neijia).

I primi sono caratterizz12651062_1239687669380621_2036066309680831595_nati da intensi allenamenti fisici, che preparano il corpo del praticante al contatto e allo scontro con gli avversari. Si creano così solide basi, insistendo molto sui fondamentali (posizioni di base, potenziamento, stretching, condizionamento), per poi passare allo studio di tecniche di pugni e calci, leve e proiezioni.

Il Tanglang e l’Hung Gar appartengono a questa grande categoria: sono entrambi stili molto fisici, che richiedono grandi sforzi in fase di allenamento e molta fatica. Per questo non sono adatti a tutti. Non si tratta però di una questione di fisico, bensì di volontà; in tal senso, il motto dell’Hung Gar è esemplare:

“uno stile per uomini forti, o per uomini che forti vogliono diventare”


Negli stili interni, invece, si insiste da subito sull’aspetto per così dire opposto: la morbidezza. I movimenti inizialmente sono molto lenti, spesso allenati insieme ad altre pratiche interne come gli esercizi di Qi Gong, che migliorano il controllo della respirazione, oltre a scaldare muscoli e allungare tendini.

Nella nostra Scuola pratichiamo Qi Gong e il Taiji, in particolare gli stili Chen e Li Pai. Del Taijiquan utilizziamo i movimenti di base, ovvero le cosiddette “passeggiate”, per migliorare il controllo del proprio corpo, gli spostamenti di peso, trovare il giusto assetto. Non solo, in questi stili si inizia da subito a studiare “l’interno”, il vero motore da cui deve partire ogni azione: esso è chiamato Daan Tin.

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Fisicamente il Daan Tin è il nostro baricentro, si colloca due dita sotto l’ombelico, nell’addome. In esso si raccoglie l’aria centrale, da lì parte l’energia (Qi) che deve poi fluire nelle estremità che vanno a contatto con l’avversario. Se non si muove il centro, dice la teoria, nulla si muove. Gli stili interni enfatizzano da subito questo tipo di studio, senza scordare la parte applicativa: si tratta sempre di arte marziale.

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